martedì 22 ottobre 2013

"Argento vivo" di Marco Malvaldi

Preso dall'entusiasmo per la mia nuova esperienza pseudo-letteraria di carattere fondamentalmente virtuale, oggi mi metterò subito a parlarvi di un romanzo uscito piuttosto recentemente che ho appena finito di leggere. Praticamente questa notte. Intorno all'1, minuto più minuto meno. Questo dettaglio a vantaggio degli amanti delle statistiche. E' pubblicato da Sellerio, costa 14 euro e l'autore si chiama Marco Malvaldi. Non è un autore a me sconosciuto. Ho letto molto di lui sia all'interno della Trilogia del Bar Lume sia all'esterno. L'ho conosciuto un po' per caso, notando, partendo dal titolo di un suo libro, che abbiamo una passione in comune, quella per le carte. E in particolar modo per la briscola. Se poi volessimo approfondire il rapporto che un autore, e in particolar modo questo autore, ha con il titolo del proprio libro non basterebbe un intero blog. Nel mio caso il titolo ha importanza, così come ha importanza la copertina, giusto per rendere contenti gli amanti del marketing. Peccato che le mie ragioni abbiamo poco a che fare con le loro. Restando sul titolo, è innegabile che abbia importanza per chiunque si avvicini alla lettura o alla scelta di un libro. Crea aspettative, dice tutto e non dice niente, può farti decidere (all'istante) di leggerlo o di scartarlo. Ecco, per capire l'argento vivo il nostro autore ti fa attendere 200 (201 per gli amanti di prima) pagine. O comunque per spiegartelo apertamente. E qui subentra un'altra passione che lo caratterizza anche in altri scritti, quella in cui io questa volta non lo accompagno neanche morto: la matematica. La storia, che a detta dell'autore è frutto della fantasia della compagna, è presto detta. In Toscana una banda di criminali, dopo essersi assicurata che la casa del loro obiettivo fosse vuota, assalta e deruba l'abitazione di un noto scrittore. Il quale subisce oltre al danno di tipo economico anche la beffa, non avendo salvato il proprio ultimo romanzo da nessun'altra parte se non che nel pc. I personaggi più o meno principali sono una decina in tutto e la rapina da subito si intreccia con la vita e la vincenda di Leonardo, giovane programmatore. Il quale Leonardo, a mio modesto avviso, ricorda, in diversi aspetti, il protagonista di almeno altri due racconti dello stesso scrittore. Ovviamente i rapinatori per mettere a segno il colpo hanno bisogno di un auto, e quale scelgono se non quella del programmatore? auto che tra l'altro è sottoposta a fermo amministrativo... Personaggio numero tre: Corinna, detective attraente ma poco apprezzata dal suo superiore, agente con il fiuto e anche con la risposta pronta. Agente che rappresenta l'Italia che della meritocrazia non sa che farsene o meglio lo sa benissimo ma è meglio se non lo scrivo altrimenti divento volgare già nel primo articolo. Il tutto viaggia sui binari della velocità, dell'equivoco, della disperazione (a tratti), dell'assurdo. Una serie di combinazioni, di detto non-detto, di conclusioni tratte troppo in fretta. Leonardo si trova (nel mentre fronteggia una multa contestatagli da Equitalia) a dover giustificare praticamente a tutti i suoi comportamenti. Diventa l'indagato numero uno, diventa l'uomo bersaglio che rischia di perdere il lavoro, colui che sembrerebbe essere il colpevole di tutto ciò che avviene nella storia. Gli toccherà rimboccarsi le maniche per discolparsi, anche con mezzi poco leciti. A questo si aggiunge il lavoro di chi conduce le indagini, alla cui guida (e chi se no?) la gerontocrazia che brancola nel buio anche quando inizia a capire la strada maestra, quella che conduce all'innocenza di Leonardo (tranquilli, non vi sto bruciando il finale). L'altro lato, quello positivo, della gerontocrazia lo troviamo nella casa editrice dove lavora Giacomo. L'editore, infatti, il dottor Luzzati, rappresenta un mix tra esperienza, capacità, passione, amore per il proprio lavoro. E' in grado, da buon condottiero, di correggere il tiro, di rimediare agli errori e di ripristinare i vecchi canoni della stampa, quelli tanto cari ai lettori ben attenti ai contenuti e meno al contenitore. Per questa e per altre ragioni secondo me Malvaldi apre una finestra sul mondo dei libri. Sul complesso mondo oscuro che c'è dietro la pubblicazione e la scelta e la correzione di un romanzo. Questa operazione, detto tra parentesi, mi ha subito fatto pensare a quella fatta, qualche anno fa, da De Carlo che, con il suo "Leielui", ci fa mettere la mano sopra le brutture e le incoerenze di un mondo affascinante e marcio al tempo stesso. Uno dei protagonisti di "Argento vivo" è Giacomo, scrittore un po' distratto che non becca da almeno un decennio il canale giusto per realizzare un libro apprezzato dal pubblico. E questa cosa apparentemente non lo turba, probabilmente fino a quando non incontra Leonardo che, senza peli sulla lingua gli dice tutto quello che pensa del suo libro. A quel punto cambia qualcosa, cambia sia l'approccio alla scrittura, cambia l'approccio con il suo editor e cambia anche il rapporto con il suo editore. Da quel punto si rende conto dell'utilità delle critiche di Leonardo che fino a quel momento aveva fortemente odiato perché ritenuto il responsabile del furto del computer. Ma torniamo al rapporto tra editor e scrittore. Il mercato, la routine, la crisi sia dell'economia sia dei lettori hanno portato grossi cambiamenti. L'editor appare più interessato all'organizzazione di feste, di banchetti, di presentazioni pompose, di campagne pubblicitarie anche quando i tempi non sono maturi, di quanto non sia attento a fare il proprio reale compito. Leggere, leggere, leggere, giudicare, aiutare, consigliare, segnalare, assistere. Non vi dirò come finisce il racconto. Se avete voglia di leggerlo, se lo avete già fatto, se lo state facendo o se volete inserire qualunque altro commento, il blog è a vostra disposizione e sarò felice di leggervi e rispondervi.

Nessun commento:

Posta un commento