mercoledì 9 agosto 2023

Chiamata dall'inferno, una recensione

Ho appena finito di leggere “Chiamata dall’inferno” di Elisa Averna, libro scritto interamente con la tecnica del breathless, ovvero quella tecnica narrativa dove la presenza del discorso diretto è totale. Niente descrizioni, niente narratore esterno, niente scene in cui viene descritto l'ambiente; tutte queste informazioni sono desumibili dai dialoghi.

Lo stile rispecchia una sorta di disegno mozzafiato, dove i personaggi, che vengono fatti parlare, si alternano sulla scena e vivono singolarmente le proprie vicende quasi ignari di quello che sta succedendo intorno.

È la storia di una donna la cui vita viene sconvolta dalla presenza di uno stalker che, ispirandosi alla Divina Commedia e ai suoi gironi, la tiene in scacco minacciandola attraverso il ricatto di farla saltare in aria. Infatti la casa dove vive Jessica con il compagno Mauro è piena, oltreché di microspie, anche di aggeggi pronti a causarne l'esplosione con o senza la presenza dei componenti.

Obiettivo del "gioco": Jessica dovrà individuare chi è Alpheus (il nome che lo stalker si è dato) entro nove giorni. E per farlo dovrà correre all’indietro e rivivere i propri peccati e le proprie mancanze. Se non riuscirà sarà costretta a incontrare il suo maniaco dal vivo.

Una serie di indizi, a essere generosi, ci fanno capire in largo anticipo chi sia il minacciatore, ma non certamente la causa della minaccia. Ed è questa la vera bomba finale. 

Finale nel quale il lettore e Jessica di troveranno faccia a faccia con la verità e con la voglia di vendetta di qualcuno, ma anche con i conti in sospeso di qualcun altro.




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