"Conclave", quando la chiesa incontra la tolleranza e l'apertura mentale




Quanto vorrei partire dalla fine. Dal grande messaggio di tolleranza e apertura mentale. Proprio lì, proprio all'interno della chiesa. Ma non si può. Spoilererei la storia e non si può.

Dirò solamente che "Conclave", diretto da Berger e con gli italiani Castellitto e Rossellini, è un film che va visto. Tra l'altro ho scoperto, tra i titoli di coda, che è tratto da un romanzo di Robert Harris, autore che ho stra-venduto nella mia attività da libraio, e che a questo punto inizierò a stra-leggere.

Va visto per i suoi messaggi, per il suo significato, per i suoi colpi di scena, per la descrizione accurata e non banale di quello che succede in quei giorni in cui si decidono le sorti della chiesa.
È un film che va visto perché narra le divisioni umane e i giochi di potere.
È un film che va visto perché va bene lo schifo ma c'è anche la speranza.
Perché ci saranno sempre uomini che soffieranno sul fuoco e cercheranno di metterci gli uni contro gli altri, magari parlando di invasioni, di sostituzioni, di occupazioni, di incompatibilità, ma ci saranno sempre quelli che la guerra l'hanno vista per davvero e allora alzandosi e a bassa voce con quattro parole metteranno questi uomini a posto, come meritano di stare.
Perché ci sarà sempre chi, magari per tradizione, ha un altro ruolo, subalterno, ausiliario, ma arriverà un momento nel quale non si può tacere e la scena vale la pena prendersela.
Perché ci sarà sempre chi, pur col cuore pieno di dubbi, non smetterà di seguire la sua vocazione e portare avanti la sua missione.

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