lunedì 4 luglio 2022

Goodbye Novecento, la notte del 2000






"Oh ma è vera questa storia del treno?"

"Così dicono, non lo so!"

"Ma dicono chi?"

"Io ho sentito parlare dei ragazzi più grandi"

"Allora sarà sicuramente vero"

"Non ci resta che provare"

"Ma non sarà pericoloso?"

"Oh insomma se ti cachi sotto non farlo. Lo faccio io. Puoi tornare a casa" concluse indicando con la mano destra la zona Sud della città dove abitava il suo amico.

"Va bene, stai calmo, però"

"Io sto calmo. Ma tu sai cosa rischiamo qui da mezzanotte. Dai seguimi"


E quando Giove che parla ai pesci

con la luna si sposerà

Saturno amico capirà

ed ogni donna con il suo uomo

l'amore vero ritroverà

potrò chiamarti amore da qui all'eternità


I due saltarono la staccionata e si misero a camminare nella stessa direzione dei binari.

"Oh però fa un freddo della madonna"

"Oh, però mi sembra che ti stai cacando sotto"

"Smettila. Ti sto solo dicendo che fa freddo"

"Siamo a dicembre, sarebbe strano se facesse caldo"

I due risero. Continuarono il cammino e finalmente trovarono un vagone abbandonato. Saltarono su. Si sedettero, presero un sorso di thé bollente dalle loro borracce e tolsero le coperte dagli zaini. Quello che, visti da fuori, sembrava il capo si stese e prese una sigaretta, fece primo e secondo tiro. Aveva ragione il suo amico: faceva davvero freddo. E l'arrivo della sera non aiutava, anzi. La temperatura scendeva vorticosamente.

L'appuntamento col treno sarebbe stato per le undici e cinquanta di sera. Ma non potevano farsi trovare impreparati. E soprattutto dovevano essere in prima linea. Se la notizia si fosse diffusa, tutta la città si sarebbe catapultata sull'unica coincidenza disponibile. Il piano era semplice: saltare sul treno in corsa, che in quella stazione ci passava lentamente, e provare a scappare dalla maledizione del 2000. Si continuava a dire, infatti, da più parti, che quando la mezzanotte fosse scoccata, il passaggio dal 1999 al 2000 avrebbe significato la fine del mondo. Un grosso buco nero nel quale sarebbero tutti stati risucchiati, dopo una forte esplosione. Tranne, e questa era la voce che avevano messo in giro dei ragazzi qualche giorno prima, per chi contemporaneamente a quell'esplosione fosse stato in viaggio. In quel modo avrebbero superato il botto e viaggiato anche nel tempo, riuscendo a superare il confine con il nuovo millennio e arrivandoci tutti interi.


Tre minuti al duemila

notte umana notte di Frontiera

dalla terra alla luna

tre minuti a tutti buona fortuna


"Ma con chi hai parlato?" continuò il più insicuro dei due.

"Madonna mo ti lascio qui" disse Jack guardando verso est, dalla zona, cioè, da cui sarebbe dovuto arrivare il treno. 

"Facciamo così, tu dormi io rimango sveglio a presidiare. Ti chiamo per le undici e mezzo così abbiamo il tempo di preparare tutto".

"Sì, ma se vedi qualcuno arrivare, avvisa. Dobbiamo essere i primi e in prima fila. Dobbiamo prenderlo noi il treno. Per forza. Noi. Poi si vede se per gli altri c'è posto."

"Ok. Ricevuto capo" rispose facendo un cenno di saluto militare.

"Anzi" disse mettendo la mano destra nello zaino contorcendosi per non toglierselo dalle spalle "tieni questa. Se arriva qualcuno e insiste, usala".

"Cazzo fai Jack?" disse all'improvviso Paul mentre si guardava la mano con la quale impugnava la pistola.

"Senti ti vuoi salvare o vuoi fare Fate bene fratelli?"

"Sicuro non voglio ammazzare"

"Neanche io, infatti la sto dando a te" e soffocò una risata nervosa.

"Sei un coglione" rispose lui dandogli uno spintone.

"Senti dammi qua" fece Jack strappandogli l'arma dalle mani. "Dormi tu, sto sveglio io"

Paul si sentì subito più tranquillo non avendo quel coso di ferro ghiacciato in mano. Si appoggiò e si fece trasportare dalla fantasia. Si sarebbero salvati? Avrebbero preso il treno al volo? Cosa sarebbe successo?

Il tempo di darsi tre o quattro risposte che sentì in lontananza i rumori sempre più vicini. Aprì entrambi gli occhi, guardò l'orologio: le 23:49. Mancava un minuto alla coincidenza. Stava arrivando il treno. E dov'era Jack?

Si buttò giù dal vagone fermo e morto e si mise sui binari. Guardò il suo amico che era lì fermo ad acciuffare il treno in arrivo, praticamente semi-deserto. Iniziò a correre verso. Poi si fermò. Capì che non ce l'avrebbe mai fatta. Arretrò. Il treno accelerava dopo aver rallentato nei pressi della stazione. La soluzione era una solamente. Doveva saltarci su quando passava da dov'era lui. Una manovra difficile e complessa. Il treno si avvicinava. Più si avvicinava, più vedeva il volto dell'amico. Sembrava che stesse ridendo. Un ghigno gli apriva la faccia. Si sentì strano. Sconvolto. Perché? Forse era colpa sua, forse l'amico aveva provato a chiamarlo, forse non l'aveva sentito. E lui alla fine, per forza di cose, aveva abbandonato il vagone. Il treno era praticamente arrivato. La velocità aumentò. Era quasi possibile salirci su, ma decise di provarci lo stesso. Qual era l'alternativa? Aspettare quindici minuti e morire col bug del nuovo millennio? Prese la rincorsa, si fece coraggio, provò a chiudere gli occhi ma si rese conto che era una stronzata, li riaprì e si preparò a saltare su. Ce la fece, si aggrappò ma in condizioni precarie. Una mano era afferrata ad una manica di un portellone aperto, un piede poggiava sul treno e l'altro volava per aria. Con la seconda mano cercava di ondeggiare e tenere l'equilibrio. Guardò Jack. Jack guardò Paul. Gli tese la mano. Paul fece forza e provò a richiamare quella libera per tenderla verso Jack. Jack sorrise, spostò la sua mano in tasca, estrasse la pistola. La puntò verso Paul. A quel punto, l'equilibrio precario terminò di botto, sentì un colpo forte e vide tutto nero all'improvviso. 


Tre minuti al duemila

tre minuti e a tutti buona fortuna


Per i primi trenta secondi di nero Paul non capì se Jack aveva fatto fuoco o lui si era buttato giù dal treno per evitare che lo facesse... 



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